Liberamente
tratto da un articolo di Hardin Tibbs
Il management dellambiente globale, una sfida complessa
Le istanze ambientali che lindustria si trova ora ad affrontare non riguardano
più semplicemente limpatto locale di sostanze tossiche: siamo ormai
in presenza di effetti imprevedibili di un ambiente globale, e il riscaldamento
terreste o il buco dellozono sono i sintomi più visibili di una
moltitudine di conseguenze avverse. La sfida globale impone un approccio
manageriale e tecnico capace di affrontare i problemi ad un livello globale,
nonostante la pianificazione delle aziende sia oggigiorno guidata da istanze
individualistiche. In sostanza lindustria ecologica desidera progettare
delle infrastrutture industriali che replichino una concatenazione di ecosistemi
creati dalluomo che intersechino lecosistema naturale globale.
Lecologia industriale assume il modello dellambiente naturale al
fine di risolvere i problemi ambientali, e creare un nuovo paradigma per lo
sviluppo del sistema industriale. In questo consiste il progetto "biomimetico"
su larga scala, che rappresenta un riorientamento decisivo rispetto alla conquista
del mondo naturale (ormai completato) verso una ooperazione con questultimo.
Siamo testimoni dellevolversi di un mondo pienamente industrializzato,
con una produzione industriale globale, dei mercati globali, delle telecomunicazioni
globali e una prosperità globale. Tale prospettiva conduce ad una attuazione
dei modelli correnti di produzione industriale che non potranno sostenere una
sicura crescita ambientale su
tale scala senza dimostrarsi obsoleti. La sfida nasce dal fatto che stiamo costruendo
un sistema globale artificiale nellambito di un sistema naturale preesistente.
Non possiamo facilmente dimenticare che lintero sistema industriale, per
funzionare, dipende da un ecosistema naturale e globale che
sia sano. Quando il sistema industriale era ancora limitato lecosistema
naturale ci sembrava illimitato: abbiamo così considerato il funzionamento
del sistema naturale come irrilevante per le nostre operazioni industriali.
Ma la continua espansione del sistema industriale mondiale ci obbligherà
a riconsiderare questo punto di vista. La soluzione sarà un approccio
che permetta ai due sistemi di coabitare senza minacciare la sopravvivenza reciproca.
La natura è indiscutibilmente padrona dei sistemi complessi, e nel nostro
progetto di un sistema industriale globale potremmo imparare
molto dal funzionamento dellecosistema globale naturale. Molte sono le
caratteristiche dellecosistema globale naturale che lindustria potrebbe
emulare: in natura non esistono rifiuti, ovvero cose che non possono
essere riassorbite in maniera costruttiva dal resto del sistema. Lo scopo dellecologia
industriale è di interpretare e adattare la comprensione del
sistema naturale al sistema costruito dagli uomini per raggiungere un modulo
di industrializzazione che non solo sia più efficiente, ma anche intrinsecamente
basato sulla tolleranza e alle caratteristiche della natura.
Lenfasi è sulle forme della tecnologia che operano in sintonia
con e non contro la natura.
Si introduce lidea che la tecnologia possa essere progettata per una migliore
resa sociale e ambientale, poiché sono le decisioni umane che le danno
forma o i problemi odierni sono talmente complessi che possono essere risolti
solo creando un futuro nuovo. Oggigiorno, nellecologia, i fondamenti della
comprensione sono in fermento: lapplicazione della teoria
del caos, i principi della socio-biologia e di Gaia, secondo il quale lintero
pianeta, è un organismo vivente, stanno sfidando la concezione che si
aveva della stabilità e dellevoluzione degli ecosistemi. Sta emergendo
una visione che guarda agli ecosistemi come a sistemi dallorganizzazione
autonoma, dove lordine e la complessità sono proprietà emergenti
e non meri accidenti. E proprio come comunità viventi sono in grado di
mantenersi indipendenti rispetto alle specie che li compongono, poiché
questultime possono essere in continua evoluzione mentre gli ecosistemi
sono a sé stanti.
Il pianeta coltivato non è una realtà poi così
distante; in futuro la scala delle nostre attività sarà tale (e
probabilmente lo è già) che non esisteranno parti del nostro mondo
completamente naturali, e di conseguenza non sarà più
possibile definire gli ecosistemi naturali o la natura stessa come quel
che cè là fuori. Dovremmo ridefinire i parametri,
e così pure anche altre dimensioni, di ciò che ha valore in un
sistema naturale, così da monitorare e regolare il nostro grado di impatto
e poterlo riequilibrare se necessario. La definizione di natura e di qualità
ambientale non sarà, quindi, un qualcosa che possiamo dare per scontato,
ma una qualcosa che dovremmo formulare grazie ad un atto di affermazione positiva.
Sarà questo una sfida culturale e una sfida della conoscenza dellanalisi
dellecologia, ma sarà vitale per poter creare la miglior interfaccia
tra industria e biosfera. Il concetto di ecologia industriale può dapprima
sembrare non molto pratico oppure smaccatamente idealistico, ma è sicuramente
il modello più plausibile per le sinergie industriali-ambientalistiche
del futuro.
Le società leader nel campo ambientale stanno già iniziando a
mettere in pratica lecologia industriale, e nonostante alcune compagnie
non riconoscano esplicitamente questo concetto, ne stanno applicando in realtà
gli elementi che lo compongono. La velocità con la quale le società
comprenderanno e si dedicheranno a tali norme e valori, ridefiniranno in larga
la loro competitività futura.